Giorni fa il nostro amico fotografo Luca Tommasini ci ha aperto un mondo nuovo: il crowd funding!

“Come finanziare i progetti di fotogiornalismo?” Questo era il punto della riflessione. Una domanda che i fotoreporter, nell’epoca del digitale, con lo sgretolamento del mercato editoriale, si pongono quotidianamente. I fotografi sono ormai costretti ad autofinanziare i propri reportage, senza certezza che i magazine e i giornali ne pubblicheranno i lavori finali. Dal punto di vista economico è rischioso. Potenzialmente disastroso. Insomma, “non son più i tempi di Tiziano Terzani“, come ci ha detto una volta l’amico giornalista Adriano Marzi. La passione però rimane la stessa. Come fare allora? 

Luca, offrendoci un buon bicchiere di vino, con pacatezza, ci ha domandato: “Mai sentito parlare di crowd funding?”. In quel momento si è aperta una porta, come per Alice nel Paese delle Meraviglie.

Cosa abbiamo scoperto? Una serie di risposte e di indicazioni che pubblichiamo di seguito, pensando possano essere utili per altri fotogiornalisti.

Il crowd funding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il crowdfunding si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall’aiuto in occasione di tragedie umanitarie, al sostegno all’arte e ai beni culturali al giornalismo partecipativo, fino all’imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica.

Il web è solitamente la piattaforma che permette l’incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti in un progetto di crowd funding.

Colui che ha portato alla notorietà il crowdfunding oltreoceano è Barack Obama, pagando parte della sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori, i quali erano i primi portatori di interesse.

Le iniziative di crowdfunding si possono distinguere in iniziative autonome, sviluppate ad hoc per sostenere cause o progetti singoli, e piattaforme di crow dfunding.

Per i reporter del mondo il grande riferimento è la piattaforma Emphas.is, un sito che offre un periodo finestra di 60 giorni, durante i quali una serie di progetti selezionati può essere finanziato dal basso.

Su queste piattaforme si può finanziare un progetto di photo reportage anche con un contributo minimo di dieci euro. In cambio si viene messi a parte del dietro le quinte del lavoro, se questo riesce a partire. I donatori diventano così partecipi a pieno titolo di un progetto, non solo perché hanno messo dei soldi, ma perché entrano in un processo creativo. Ovviamente si può attivare una propria campagna anche all’interno di un blog o di un sito personale Non è necessario passare per forza attraverso piattaforme già riconosciute. Ma in questo caso, lo sforzo del singolo aumenta e sarà decisiva la sua capacità di fare rete oltre ovviamente alla la serietà e qualità del suo progetto.

I progetti fotogiornalistici dalle forti valenze sociali o di inchiesta trovano così un valido alleato in quella che possiamo definire una forma di finanziamento popolare. Certo, bisogna creare valide campagne per spingere validi progetti. Ma la “saggezza popolare” può riconoscere l’utilità e l’originalità delle nostre idee, dandoci una mano importante.

Alcuni tra i migliori siti di crowdfunding.