Seminario di fotografia, scrittura e narrazione a Roma Tre.


Un momento del seminario.

Pochi giorni fa abbiamo tenuto all’Università di Roma Tre un seminario di fotografia, scrittura e narrazione. L’incontro era in collaborazione con il professor PiccioneClaudia Liberato e l’Associazione Storie di Mondi Possibili di cui facciamo parte, un rapporto nato per dare agli studenti alcuni strumenti nel campo delle metodologie autobiografiche e biografiche.

Portare i mattoni delle proprie esperienze è un vero piacere; ancor più sapere che potranno essere di stimolo per i progetti futuri degli studenti. In più, condividere i propri lavori è un modo per ripensare il proprio lavoro.

In aula con noi una moltitudine attenta e curiosa di studenti della triennale e della specialistica di scienze della formazionescienze dell’educazionescienze sociali. Questi seminari scardinano un po’ l’istituzionalità dell’Università. Bravi quindi i docenti come Piccione che rompono il patto di reciproca indifferenza che troppo spesso vige tra professori e studenti.

Come fotografi abbiamo svolto più reportage a tema sociale, sicché il nostro intervento si è incentrato, nella prima fase dell’incontro, sulla condivisione di due nostre esperienze di lavoro: il libro di Casa Blu  e il reportage realizzato all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa. Abbiamo spiegato come sono nati questi progetti e il metodo con cui vi abbiamo lavorato. In particolare l’interesse è caduto sul libro “La CasaBlu e le voci assolate”, pubblicato nel 2007 da Del Cerro. Quest’opera fu il punto d’approdo del nostro percorso di operatori sociali all’interno di una casa famiglia per disabili adulti. Dopo anni di lavoro in quell’ambito riuscimmo a dare vita a un libro (vero!), pubblicato da un editore (vero!) che documentava, tra immagini e poesia, la vita (vera!) all’interno dell’omonima residenza protetta dove lavoravamo. Quel libro rimane ancor oggi uno dei rari casi di letteratura di una casa famiglia.   

Un momento del laboratorio di scrittura e fotografia.

Nella seconda fase invece abbiamo organizzato un lavoro di analisi delle immagini e scrittura creativa. Abbiamo consegnato agli studenti una serie di foto tratte da magazine e riviste. Ognuno ne ha scelta una e, dietro nostra indicazione, l’ha osservata con calma per poi scrivere quello che gli suscitava a livello sensoriale e immaginativo. Lo scopo era spingere i ragazzi a soffermarsi su una fotografia oltre il tempo che normalmente vi dedichiamo. Oberati di immagini da parte di media e pubblicità, siamo diventati cattivi osservatori. Eppure c’è una differenza enorme tra vedere e osservare.

Il momento della lettura finale.

L’esercizio svolto in aula ha cercato di far capire questo e di aiutare gli studenti a capire quante informazioni, emozioni e suggestioni ci possono arrivare se diventiamo osservatori più attenti. Al termine della fase di scrittura, abbiamo letto gli scritti e dobbiamo dire che per numerosi ragazzi è stata una scoperta.

 

 

 

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Luna.

Testo di Luna Ciarini:

Questa foto mi riporta alla mente molte cose ne riporto solo due: la foto di bimbo Afgano che ho in camera che cammina da solo con in mano una brocca di the. Ma soprattutto questa foto mi ha riportato alla mente i racconti che i ragazzi Afgani condividevano con me, davanti ad una tazza di camomilla prima di andare a dormire durante i turni di notte. Bismhilla e Abbas mossi dalla curiosità si spingono al di fuori della loro abitazione per capire cosa sta accadendo o è accaduto, tutto si svolge in modo veloce la loro unica guida la curiosità per andare oltre e capire, sfidando pericolo e paura. Bismhilla  si trova proprio sulla strada si porta le mani alla bocca come se ciò che gli si mostra davanti sia spaventoso troppo per i suoi piccoli e innocenti occhi. Abbas rimane all’interno dell’abitazione, lasciare o meno quel luogo sicuro quel grembo materno che proteggere da tutto e da tutti, ma poi quanto sicuro? Andare incontro all’ignoto guidato da quella sana curiosità che solo i bambini sanno mettere in gioco, anche nei momenti più terribili?

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Shamsa.

Testo di Shamsa D’Avanzo:

La cellula , tanti piccole  unita’ che formano un qualcosa, ma cosA? Un essere umano. SOno una accanta all’altra che compongono un esser umano, che sia esso un braccio, una mano, una piccola testa di un bambino in gembro. E’ un viaggio  verso la scienza, esplorare il corpo in ogni minimo dettaglio. QUesti piccoli filamenti sono un qualcosa di non ancora ben definito, ma che piano piano con il passar dei mesi  formano un tessuto, un organo e diventera’  un bellissimo capolavoro. Lo SPettacolo affascinante della natura riserva questo e tanto altro.

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Rosalia.

Testo di Rosalia Romagno:

Quando lo sguardo ha il sapore di cioccolato, di menta, di anice. Quando lo sguardo “assapora” il tuo palato rendendolo fresco e genuino, quando lo sguardo ti addolcisce l’anima.

Lo sguardo che ti penetra dentro, ti inghiottisce e che ti gusta papilla per papilla. Una caramella difficile da inghiottire, dove i colori, apparentemente chiaro scuri, in realtà sono sapori colorati di quel vissuto prezioso che sta dentro di te. Scarta la caramella… Troverai il colore del mio sguardo, e insieme prenderemo vita“.

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Danyla.

Testo di Danyla Pignotti:

Scarpe scure, eleganti, fuori moda, usate per giunta: da scartare, insomma!

Ma, sebbene lo sguardo sia passato veloce( non hanno niente a che fare con  me: non sono decisamente il mio stile!), c’è qualcosa che mi chiama, mi richiama l’attenzione: a prima vista non si nota, dai per scontato che sia come deve essere, ma non è così…quell’immagine all’apparenza scontata, banale e per questo direi con disprezzo e  senso di superiorità,un po’ “triste”, ha qualcosa di diverso dal solito che attiva quella curiosità che scaturisce da ciò che non si comprende ed al quale, perciò si cerca una giustificazione, per cui ti chiedi: “cos’ha che mi tiene a fissarlo?…”

…lo scopro!…è il LACCIO!!

…e proprio lì dove non volevi entrare, dove nulla ti rappresentava (all’apparenza!…)…TROVI TE STESSA! ( bastava solo soffermarsi, andare a fondo, non dare per scontato…)

e dove davi per scontato di conoscere già tutto, ecco il particolare che ti sorprende…

Non è così scontato saper cogliere il particolare, OSSERVARE…ci deve essere un’intenzione, o un comando dall’alto o una necessità, un compito assegnato all’io spontaneo, distratto: osserva e commenta…OSSERVA…questa è la consegna ricevuta durante il seminario… ti devi fermare, scegliere, in seguito osservare (analizzare, riflettere su te e su ciò che è fuori di te),solo dopo commentare (così c’è meno possibilità di cadere in facili pregiudizi…)

Quelle scarpe scure, legate da un unico laccio chiaro in comune…UNITE non servono più a nulla, almeno non allo scopo originale per cui sono state pensate, ma sono disposte a pagarne lo scotto: UNITE!…non serviranno, ma SONO SPECIALI!…acquisiscono nuovo significato, nuova identità, catturano l’attenzione andando fuori dagli schemi, turbano, invitano a riflettere,( ma solo colui che ha tempo di fermarsi e …notare la differenza…e che ha voglia di lasciarsi toccare, cambiare, dare valore alla differenza).

Ora sono speciali queste scarpe, tali le ha rese un’osservazione più attenta: questo accade ogni volta ci si lasci coinvolgere…

SONO SPECIALI: non si sa dove inizi l’ una e dove finisca l’altra, per via di un unico laccio, morbido, che non costringe, ma LEGA e, di 2…1 solo!

Quel LEGAME crea movimento, ed essendo inaspettato, crea curiosità, rende particolare e dà senso, entra ed esce come fa il laccio, NELL’INTIMO, PENETRA NELL’ALTRO, SI CONFONDE una scarpa con l’altra, ma rimane se stessa,sempre lì dove la si è vista la prima volta, solo NUOVA, RINNOVATA, NON PIU’ UNA.

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Giulia.

Testo di Giulia La Porta:

Essere disabile o avere una disabilità? Questa è la domanda.

Io sono! 

Ho sogni, opportunità, desideri. Tu hai possibilità, tu sai scegliere. Tu sei, io sono. Tu sei uguale a me. Io non ti chiamo ragazzo con “normalità!”

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Rebecca.

Testo di Rebecca:

Una donna, fin da bambina, decide di lavorare in un circo come trapezzista. Il brivido di lanciarsi in aria era, per lei, la sensazione più bella. Un giorno cadde e le fu asportata la gamba. Ora vive con una sola, ma è felice di aver provato quel brivido.”

 

 

 

 

 

 

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Greta Siciliano.

Testo di Greta Siciliano:

Ho scelto la foto di una stanza illuminata, molto illuminata, presumibilmente di una casa situata in un bel quartiere. Questa stanza ha delle grandi finestre che permettono di guardare un panorama immerso nel verde. A primo impatto non sembra una stanza molto vissuta anche se non è la condizione dei mobili all’interno a farmi pensare questo, anzi, i mobili fotografati sono antichi, forse appartenuti ad una coppia di anziani, chissà. Appena ho visto questa immagine mi ha fatto ripensare alla casa dei miei nonni, alla luce che inspiegabilmente era sempre presente nella loro casa. Penso che le emozioni che ho provato vedendola siano state molto collegate alle sensazioni, ai profumi, al vissuto della mia infanzia. Strano come una fotografia, osservata con un po’ più di attenzione possa farti ripensare ad alcuni momenti che hai vissuto.

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Irma Storti.

Testo di Irma Storti:

Ho scelto quest’immagine perché il mondo visto dall’alto svela geografie inaspettate che difficilmente riusciamo a scorgere camminando per le vie delle nostre città.

Vedendo questi tetti dall’alto mi accorgo come i colori che li distinguono gli uni dagli altri siano nella loro casualità bilanciati, non nella loro “perfezione”, ma nella loro autenticità ( come evocano gli schizzi sulle tele di Pollock). Solo grazie a questa nuova veduta, a questo cambio di prospettiva si possono cogliere cose o in questo caso colori silenti e in attesa di essere scoperti. 

L’incontro con l’altro è una sorta di distacco dalla terra dei giudizi, dalla paura delle scelte sbagliate all’interno di una relazione d’aiuto e non far altro che provare a “volare” e raggiungere quell’altezza necessaria, né troppo in alto perché si rischia di vedere una massa informe, né troppo in basso perché quegli stessi colori risulterebbero troppo sgranati se non addirittura fagocitanti dell’altro che entra in relazione con noi. Riuscire a raggiungere quel tipo di altezza ci regala il dono più grande, quello di incontrare l’altrui sguardo (che mi ha suggerito il murales sopra il tetto del treno) in attesa di svelare nel presente, ma anche come patrimonio di memorie dove quei colori che hanno caratterizzato quello speciale  tipo di relazione rendono visibile ciò che è per sua natura invisibile, la bellezza e l’enorme ricchezza che l’incontro con l’altro procura.

Questa immagine ha ispirato lo scritto di Chiara Pietracci.

Testo di Chiara Pietracci:

“Alba

Tanti ricordi … alzarsi all’alba per andare, viaggiare, scoprire

Tornare all’alba dopo aver visto, sentito, vissuto.

Quest’alba, in una strada qualunque, deserta, mi riporta a quei colori, a quel silenzio, al fresco sul viso, vissuti molte volte, sempre col sorriso”.

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About Molo7

Molo7 Photo Agency ha sede a Roma e realizza lavori ad ampio raggio, dall’editoria al commerciale, in Italia e all’estero.

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