“Rondine cittadella della pace”-3a puntata.

Alcune studentesse di Rondine fuori del duomo di Arezzo.

A pranzo veniamo accolti in mensa. Vicino a noi siede Veronica, ha quasi trent’anni, viene dalla Sierra Leone: “Nel mio paese c’è stata una sanguinosa guerra civile. Si è conclusa solo nel 2002 e oggi gli assassini dei nostri parenti vivono tra noi. In chiesa la domenica incontravo sempre l’uomo che anni prima aveva ucciso mio cugino, proprio sotto ai miei occhi.” Veronica si commuove, ma con lo stesso spirito con cui uno scalatore guadagna una montagna, riprende a parlare: “Quando quest’uomo mi vede fa finta di niente e abbassa la testa. Stando a Rondine ho maturato una decisione: al mio ritorno in Sierra Leone andrò a parlargli. Cercherò la via della riconciliazione e della mitezza”.

Il borgo di Rondine (Arezzo) sulle rive dell'Arno.

Sono ragazzi forti questi che incontriamo a Rondine. Stanno affrontando le proprie paure, i propri pregiudizi, i propri risentimenti. L’esperienza reale e diretta che vivono in questo piccolo borgo toscano non potrà essere cancellata da nessuna propaganda.

L’azione di Rondine in questi anni si è posta come un esempio di diplomazia popolare. Si tratta di un lavoro enorme, fatto di viaggi, tavole rotonde, sforzi costanti volti a creare un percorso di dialogo “tra nemici”. E’ dalla sua nascita che Rondine sperimenta questo metodo, prima in Cecenia, all’epoca del secondo conflitto russo-ceceno, poi nel Caucaso del Sud, territorio segnato da costanti tensioni. Il progetto “Venti di pace sul Caucaso” è un tassello importante di questo lavoro di diplomazia popolare e sta contribuendo a creare  un sentimento di cooperazione e amicizia tra i popoli di questa regione. Il “metodo Rondine” va così a rafforzare l’opera della diplomazia ufficiale, riuscendo là dove le prassi e la burocrazia tradizionali spesso devono fermarsi.

Gli studenti di Rondine all'ingresso dello Studentato Internazionale.

E ora Rondine tenta di trasferire questo metodo ai Paesi della Sponda sud del mediterraneo. La nuova sfida è creare nuovi ponti, spingere lo sguardo ancora più lontano, allargare lo Studentato a “primizie di nuove primavere”, vale a dire a giovani da Egitto, Libia e Tunisia.

La nostra giornata alla Cittadella volge al termine. Nel viaggio di ritorno sentiamo una forza interiore che ci scalda dentro. E’ la sensazione piena che una primavera dell’umanità è possibile. Costa fatica, ma ne vale la pena. Le rondini ce l’hanno annunciato.

Il giardino di Rondine con la scultura che simboleggia il volo libero degli ex studenti.
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