Quale futuro per gli Opg? – Parte terza

 

O.P.G. di Aversa. La solitudine di mezzogiorno. La maggior parte degli internati sono anziani.
O.P.G. di Aversa. La solitudine di mezzogiorno. La maggior parte degli internati sono anziani.
O.P.G. di Aversa. Un internato sale le scale dopo il pranzo.
O.P.G. di Aversa. Un internato sale le scale dopo il pranzo.
O.P.G. di Aversa. Una vecchia fotografia di un internato esposta nel museo che si trova all'interno dell'O.P.G.
O.P.G. di Aversa. Una vecchia fotografia di un internato esposta nel museo che si trova all’interno dell’O.P.G.
O.P.G. di Aversa. L'entrata.
O.P.G. di Aversa. L’entrata.
O.P.G. di Aversa. La struttura fu fondata nel 1876 e rappresenta la più antica nel suo genere in Italia. La sua storia è spesso interlacciata con la storia della pscichiatria italiana dell'ultimo secolo, dal Positivismo alle dispute basagliane, rappresentando un centro scientifico e culturale importante e allo stesso tempo un simbolo di orrore e rifiuto.
O.P.G. di Aversa. La struttura fu fondata nel 1876 e rappresenta la più antica nel suo genere in Italia. La sua storia è spesso interlacciata con la storia della pscichiatria italiana dell’ultimo secolo, dal Positivismo alle dispute basagliane, rappresentando un centro scientifico e culturale importante e allo stesso tempo un simbolo di orrore e rifiuto.
O.P.G. di Aversa. Un momento durante la processione religiosa della Madonna di Aversa. Ogni anno la processione passa davanti l'O.P.G e solo ad alcuni internati è concesso di uscire all'entrata della struttura per vederla passare potendo anche recitare delle poesie scritte da loro davanti al pubblico presente.
O.P.G. di Aversa. Un momento durante la processione religiosa della Madonna di Aversa. Ogni anno la processione passa davanti l’O.P.G e solo ad alcuni internati è concesso di uscire all’entrata della struttura per vederla passare potendo anche recitare delle poesie scritte da loro davanti al pubblico presente.
O.P.G. di Aversa. Un momento durante l'attività dell'Area Verde. Il costo quotidiano per il mantenimento di un internato è di 55 euro. In una qualunque struttura esterna costerebbe dai 100 ai 170 euro al giorno.
O.P.G. di Aversa. Un momento durante l’attività dell’Area Verde. Il costo quotidiano per il mantenimento di un internato è di 55 euro. In una qualunque struttura esterna costerebbe dai 100 ai 170 euro al giorno.
O.P.G. di Aversa. Particolare di un muro. Oggi gli O.P.G. in Italia sono delle strutture vecchie e fatiscenti e necessitano di importanti opere di ristrutturazione.
O.P.G. di Aversa. Particolare di un muro. Oggi gli O.P.G. in Italia sono delle strutture vecchie e fatiscenti e necessitano di importanti opere di ristrutturazione.

Nell’ultimo anno, veniamo a sapere dal dottor Ferraro, sono avvenuti due suicidi, nelle struttura aversana. Forse queste persone si sarebbero tolte la vita anche al di fuori dell’Opg. Ma non può non gravare il sospetto che, se aiutati maggiormente, si sarebbe potuto evitare questi atti irreparabili.

Proseguiamo allora il nostro cammino. Entriamo nel cortile del reparto IV. Una folla di pazienti si avvicina a noi. “Ce l’avete una sigaretta? Da dove venite? Come vi chiamate? Volete sapere dove comprare un orologio a un buon prezzo?”. Le domande si accalcano. La curiosità verso chi incarna il mondo esterno e può portare un elemento di novità in un giorno lento e triste come tutti gli altri ci arriva in tutta la sua immediatezza. Scattiamo alcune fotografie. Il passo degli internati nel cortile scava solchi profondi. Le loro gambe sembrano aratri. Lo stesso percorso da anni. E per molti sarà l’unico fino alla morte. Un uomo ci avvicina: “Volete fare lo scoop? Ma io non mi faccio fotografare. Non sono un animale allo zoo! Non voglio finire sui giornali. Non più. E poi non voglio che rimangano tracce degli anni vissuti qua dentro. Quando sarò uscito non voglio avere ricordi. Oggi è il mio compleanno, ma non lo festeggio. Come non festeggio i natali. Scrivete che questo è un luogo senza senso. Che se un giorno uscirò e racconterò quello che ho visto coi miei occhi a uno psichiatra, mi farà internare solo per i contenuti dei miei racconti. Come si vive qui non lo potete immaginare. Muori lentamente. E poi ci fanno fare i laboratori creativi! Ma a cosa servono se poi non ti fanno uscire? Se passi tutta la tua vita qua dentro?”.

La resistenza all’oppressione di queste persone è ammirevole. Alcune hanno perso la speranza e ora considerano normale vivere tra queste mura. Altri conservano la facoltà del sogno, il desiderio di una vita nuova. In un angolo del cortile scorgiamo un ragazzo. In mano regge una piccola barca di legno. V., il poliziotto che ci traghetta nella nostra visita, ci spiega che S. costruisce modellini e quando sono finiti li vende a un infermiere o a una guardia; il ricavato lo rinveste poi in stecche di sigarette e in nuovi modellini da montare. Uno slancio di vitalità non domo.

Lasciamo l’Opg. È tardo pomeriggio. Dall’esterno la struttura appare come una scatola chiusa. I malati di mente, cellule non integrate di un corpo sociale anchilosato e rattrappito dall’ideologia del benessere e dell’abbondanza, soffrono in silenzio. Le loro parole e i loro sguardi ci rimbombano nella mente.

Si conclude così il nostro approfondimento sulla vita all’interno degli Opg d’Italia. Ricordiamo che il lavoro pubblicato risale al 2007. Questo reportage venne premiato al Paola Biocca International Reportage Award 2008 durante il Festival del Giornalismo di Perugia.

Ora ci auguriamo che vicenda degli Opg non si esaurisca con un peggioramento delle cose o con un mantenimento dello status quo. Come scriveva Mandela “la civiltà di un popolo si misura nel trattamento che esso riserva ai propri detenuti”. E questo nostro paese sappiamo quanto abbia bisogno di riforme migliorative.

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