“Il mio quartiere”. Laboratorio fotografico con i ragazzi diversamente abili de La Primula – 1a puntata.

Enzo scatta una foto al bocciofilo del Quarticciolo durante la prima uscita del laboratorio.

I fotografi di Molo7 e l’associazione La Primula, grazie al finanziamento del VII Municipio di Roma, hanno di recente dato vita a un laboratorio fotografico per ragazzi disabili, intitolato “Il mio quartiere”.

Il laboratorio si articola in un ciclo di uscite fotografiche nei quartieri del Quarticciolo e Centocelle a Roma. Durante queste uscite i partecipanti sono affiancati dai volontari della Primula e dai fotografi professionisti Ilenia Piccioni e Antonio Tiso. Cosa succede in concreto? Ci dividiamo in mini gruppi, con un rapporto uno a due, e camminiamo insieme per i rioni del Municipio. Ogni uscita ha un itinerario suo. I luoghi sono quelli dove i ragazzi vivono; quindi per loro è interessante tornare con una macchina fotografica e documentare ciò che li colpisce, ciò a cui danno valore e di cui vogliono avere un ricordo, una memoria. L’idea è costruire, per ogni partecipante, un corpo di immagini rappresentativo della propria visione del quartiere. E’ un modo per dare a un gruppo di disabili adulti l’opportunità di confrontarsi col mezzo fotografico, non in modo estemporaneo, ma all’interno di un progetto. Per noi che li aiutiamo a convogliare le forze in questo progetto è interessante scoprire con quali occhi guardano alla vita, che cosa li colpisce nella quotidianità. E dietro ogni sguardo c’è chiaramente una storia personale, un carattere.

Al bocciofilo del Quarticciolo.

Cosa accade quando usciamo come tanti piccoli esploratori-cacciatori per le vie del VII Municipio? Si liberano energie artistiche, si comunica con la gente del quartiere (perchè per fare i ritratti i ragazzi chiedono le autorizzazioni), si guarda con occhi nuovi ai luoghi della quotidianità, si cammina – e parecchio. Insomma, si mettono in circolo energie. I ragazzi sono i protagonisti di queste passeggiate fotografiche. E se da una parte tornano nei luoghi che già conoscono, è vero che il mezzo fotografico li mette in una condizione diversa da quella di ogni giorno, una condizione di scoperta. In questo senso la fotografia diventa qualcosa che va oltre la creazione di immagini, ma si pone come uno strumento di crescita personale, utile per migliorare il rapporto con l’esterno e stimolare la creatività.

Enzo e la barista.

Al termine delle uscite fotografiche, ci incontreremo con i ragazzi e sceglieremo con loro 12-15 fotografie significative per ogni progetto personale. I tutor faranno anche piccole interviste ai nostri protagonisti, in modo da fissare le impressioni del laboratorio e capire come è stato vissuto, che segni gli ha lasciato. Poi con ognuno di loro scriveremo una breve presentazione dei lavori.

I diversi progetti fotografici confluiranno infine in una mostra collettiva aperta al pubblico che avrà luogo nella splendida nuova sede della Primula, un casale restaurato vicino a Via Prenestina.

Enzo e Fabrizio durante una pausa.

Come fotografi, Ilenia e io, siamo molto incuriositi da questa esperienza. In primis perché siamo curiosi in generale. In secundis (si dirà così?) perché ci piace l’idea di lavorare ai nostri progetti personali, ma anche di aiutare altre persone, in questo caso un gruppo di adulti diversamente abili, a lavorare ai loro. E’ stupefacente quando si intraprende un percorso di ricerca e le nostre parti consce e inconsce diventano corpo, materia. In questo caso pixel. Ci fa capire qualcosa di nuovo su di noi e ci aiuta a fissare i nostri ricordi, sottraendoli al passare del tempo.

Anni fa lavorammo a un progetto di fotografia e poesia all’interno di una casa famiglia per disabili adulti di Roma. Da quella esperienza nacque il nostro primo libro, “La casa blu e le voci assolate”Le foto contenute nel libro potete vederle nel nostro sito.

Fu un’esperienza eccezionale, ma in quel caso i fotografi eravamo Ilenia e io. Mentre gli autori delle poesie, affiancati da noi, furono i ragazzi disabili che vivevano a CasaBlu. Ora ci interessa andare oltre, facendo un passo indietro come fotografi. In questo senso è un lavoro ermeneutico. Siamo come ostetriche che aiutano un gruppo di adulti a partorire qualcosa che in realtà hanno già dentro. Noi, con l’aiuto dei volontari della Primula, gli diamo solo gli strumenti per farlo.

Enzo e la volontaria Elena.

Vai al sito dell’associazione La Primula.

Vogliamo anche segnalarvi, per quanti non lo conoscono, il lavoro del fotografo non vedente Evgen Bavcar. Di Evgen parleremo più avanti, ma ci fa piacere ricordare il suo miracoloso lavoro nel giorno in cui presentiamo il nostro laboratorio.

http://www.youtube.com/watch?v=kcs6h2CTmm4&w=320&h=240 Facebookgoogle_pluspinterestmail

About Molo7

Molo7 Photo Agency ha sede a Roma e realizza lavori ad ampio raggio, dall’editoria al commerciale, in Italia e all’estero.

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